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Un urlo disperato, poi la corsa dei soccorsi. Ma sul monte Camicia, nel cuore del Gran Sasso, nessuno aveva davvero chiesto aiuto.
L’allarme, partito con la voce di una ragazza che diceva di volersi lanciare nel vuoto, ha fatto scattare una macchina imponente: Vigili del fuoco, sanitari del 118, Soccorso Alpino e Carabinieri si sono mobilitati in poche ore, convinti di dover affrontare una tragedia imminente.
Quando i soccorritori hanno raggiunto la zona indicata, però, la verità è venuta a galla: la giovane escursionista che passeggiava in montagna non aveva mai pronunciato quelle parole. Qualcuno, a distanza, aveva “clonato” la sua voce.
Secondo i primi rilievi, il segnale proveniva da un telefono compromesso, probabilmente manipolato da ignoti con l’aiuto di software capaci di riprodurre frasi e timbri vocali credibili. Un inganno che ha generato una mobilitazione inutile e messo in luce un rischio crescente: quello delle emergenze fasulle create con l’intelligenza artificiale.
Le indagini dei Carabinieri sono in corso per risalire a chi abbia orchestrato il falso allarme. L’episodio si inserisce in una serie di segnalazioni che, in varie zone d’Italia, raccontano di raggiri costruiti con voci sintetiche, usate per chiedere denaro o simulare pericoli familiari.
Il pericolo non è solo lo spreco di risorse pubbliche, ma anche la possibilità che, mentre si risponde a un’emergenza inesistente, venga ritardato l’intervento su situazioni reali e drammatiche.
L’allarme, partito con la voce di una ragazza che diceva di volersi lanciare nel vuoto, ha fatto scattare una macchina imponente: Vigili del fuoco, sanitari del 118, Soccorso Alpino e Carabinieri si sono mobilitati in poche ore, convinti di dover affrontare una tragedia imminente.
Quando i soccorritori hanno raggiunto la zona indicata, però, la verità è venuta a galla: la giovane escursionista che passeggiava in montagna non aveva mai pronunciato quelle parole. Qualcuno, a distanza, aveva “clonato” la sua voce.
Secondo i primi rilievi, il segnale proveniva da un telefono compromesso, probabilmente manipolato da ignoti con l’aiuto di software capaci di riprodurre frasi e timbri vocali credibili. Un inganno che ha generato una mobilitazione inutile e messo in luce un rischio crescente: quello delle emergenze fasulle create con l’intelligenza artificiale.
Le indagini dei Carabinieri sono in corso per risalire a chi abbia orchestrato il falso allarme. L’episodio si inserisce in una serie di segnalazioni che, in varie zone d’Italia, raccontano di raggiri costruiti con voci sintetiche, usate per chiedere denaro o simulare pericoli familiari.
Il pericolo non è solo lo spreco di risorse pubbliche, ma anche la possibilità che, mentre si risponde a un’emergenza inesistente, venga ritardato l’intervento su situazioni reali e drammatiche.
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